Forum Camoin du Tarot

[Rita]

Ok.
Nella forza c’è l’idea di esprimere ciò che si prova, di sapere quando essere dolci e quando esserlo meno.
Che rapporto hai, in generale con la gerarchia? Ti sta stretta o non è un problema?
Ti intendi o intendevi bene con tuo padre?

[prisrachel]

Cara Rita,

Con la gerarchia ho un rapporto non molto conflittuale: tendo ad essere conciliante con i capi, anche se esprimo i miei pareri, anche quando questi sono contrari ai loro, poi accetto comunque le loro decisioni.
Con i sottoposti ho un rapporto di ascolto e di responsabilità, pretendo che lavorino bene, mi occupo delle loro esigenze.

Con mio padre il rapporto era molto difficile. Mio padre ha avuto un´infanzia a dir poco orrenda e iper traumatica, è nato prima della guerra e ha vissuto violenze inaudite. Da adulto è diventato molto violento a sua volta e affermava di odiare i suoi figli. Di fatto mio padre è rimasto semi paralizzato e molto malato quando avevo 10 anni ed è morto molto giovane e negli anni della sua malattia mi sono occupata di lui, visto che mia madre era anche lei molto malata. Era difficile, visto che lui mi manifestava odio, disprezzo, disapprovazione, in ogni caso provavo molta pena per lui (anche se non credo di averlo potuto amare) e quindi me ne sono occupata come sono stata capace di fare, quando è morto avevo da poco compiuto 18 anni.
Riguardo alla comunicazione lui mi picchiava molto spesso perché opponevo resistenza alle sue critiche su di me, esprimendo la mia idea, e lui mi diceva che dovevo stare zitta.
Non so se questo sia pertinente alla tua domanda.
Grazie davvero per il tuo aiuto

[Rita]

Ok.
Quando non vieni riconosciuta per qualcosa qual è la tua prima reazione...cercare di convincerli del tuo valore o di scappare?

[prisrachel]

Cara Rita,

con l´essere riconosciuta come brava ho un rapporto conflittuale: da una parte lo desidero, dall´altra cerco di nascondere di essere brava (mio padre era particolarmente negativo con me, visto che ero molto brava a scuola).
La mia reazione in prima istanza é quella di buttarmi sul lavoro e aspettare che il mio lavoro parli per me. Il nodo per me comunque sta nel sentirmi indesiderata. Se il mio lavoro non riesce a motivare il capo a tenermi, allora cerco di andarmene. L´esperienza mi insegna che un capo spesso non desidera tenere un lavoratore anche se lo considera molto bravo, nel caso che l´azienda non sia concentrata sul prodotto. In certi casi il lavoratore "bravo" é solo un´inutile collettore di attenzione.

Il mio punto debole sta nel cercare di sentirmi desiderata. Mio padre mi ha sempre detto che per lui ero solo una vergogna e che non mi ha mai voluto, mia madre era giá andata ad abortire ed ha cambiato idea all´ultimo momento. Non ho molte speranze che l´essere brava mi faccia diventare desiderata, ma a volte funzione, se l´azienda é molto orientata al successo del prodotto.

Spero di non essere andata fuori tema.
Grazie

[prisrachel]

Ancora un dettaglio, a parte quello che faccio in pratica, dentro di me comunque, quando mi sento messa in discussione mi sento uno zero assoluto. Mi metto in discussione e mi sento completamente sbagliata.

[Rita]

Ok.
Non pensi che sia questa la causa nascosta per la quale vuoi cercare un altro lavoro andando contro ciò che ti eri ripromessa?

[prisrachel]

Cara Rita,
Non è il fatto di sentirmi uno zero. É il fatto di sentirmi indesiderata; che è di certo una ferita del passato a cui io sono particolarmente sensibile. Sicuramente dovrei "guarire" da questa ferita, ma a parte fare terapia, che già faccio, non so bene che fare.

Chi mi è affezionato mi dice che "merito" felicità e io non ho mai pensato alla vita in questi termini.
Ho sempre "investito" per il futuro. Ho sempre scelto di fare le cose che mi sembravano utili per il futuro. Per questo volevo rimanere.
Penso che il periodo "peggiore" in ogni azienda sia sempre l´inizio. Dopo avere imparato qualcosa su tecnologie e prodotti si vive meglio, è tutto più facile.
Quindi se scelgo di andarmene, scelgo la porta stretta. Probabilmente non potrò proseguire la formazione che ho cominciato, dopo questo primo semestre.
I miei punti deboli me li porto dietro, dovunque vada. Certo con persone che guardano ai risultati, di solito ho una vita migliore.
Ho dei colloqui al momento e devo prendere decisioni e sono grata per ogni aiuto.

Buona giornata/serata e grazie.

[Rita]

Il fatto di conoscere, attraverso una psicoterapia il blocco, non cambia assolutamente nulla nella vita concreta perché non è una soluzione profonda ma è solo sul piano mentale.

Nonostante io sia a favore delle psicoterapie perché è importante conoscere se stessi, devo anche ammettere che se ci si ferma qui si ha solo una giustificazione in più per delegare la responsabilità dei propri comportamenti a qualcun altro.

La parte che mi ha incuriosito di questo tiraggio è la sequenza V-le mat-XI qualcuno che si allontana dalla responsabilità/padre/gerarchia per andare verso un ricominciare. In questo post hai evidenziato questo tipo di comportamento.

Tutti noi meritiamo la felicità, dunque dovresti chiederti perché tu no.

Il fatto che non ti è piaciuto che ti hanno cambiato di mansione, chi ti dice che non potresti essere utile per il futuro anche in quel frangente…ma è più probabile che questo cambio in una mansione poco qualificata, abbia scatenato nella bambina interiore il rifiuto, sensazione già sperimentata dal padre e nonostante tu sia molto brava in quello che fai non ottieni quel riconoscimento dal “padre” che in questo caso è sostituito dal capo.
Perché ti accontenti di persone che guardano i risultati invece di vedere te, per quello che sei? Semplicemente perché ci sei?

Questo tuo comportamento ti fa rinunciare alla formazione che hai cominciato…ora se non ti interessa più di tanto, meglio così se te vai, ma se così non fosse?

Il lavoro di psicoterapia ha un senso quando si ha poi intenzione di lavorare sulla personalità, cioè fare un lavoro “contro natura”.
Questo significa lavorare contro ciò che viene spontaneo fare, abituale, ripetitivo, meccanico…ed è uno sforzo tremendo.

Probabilmente il tuo lavoro contro natura sarebbe proprio quello di rimanere. Tuttavia, prima di poter intraprendere il lavoro contro natura occorre “innamorarsi di se stessi” diventare la madre di se stessi, la madre simbolica che accoglie tutti gli aspetti dei propri figli.

Il tuo lavoro di terapia ti ha portato ad amarti? Da quello che scrivi non sembrerebbe.

[prisrachel]

Ciao Rita,

Qui si risponde in modo molto sintetico per non sovraccaricare il lavoro generoso di chi comunque legge le stese.

Ti ringrazio di avere condiviso con me quel che hai visto nella mia stesa.
Ora la responsabilità di una decisione non si può rimettere né al proprio analista, né tanto meno a chi legge una stesura di carte, ma è sempre utile avere un confronto su temi molto delicati, quindi ti ringrazio di cuore.
Tutto il meglio!